giovedì 13 giugno 2013

Ipotesi del serial killer in divisa


Un'altra ipotesi di rilievo, contrastante e critica con le sentenze giudiziarie, è quella espressa dell'avvocato fiorentino Nino Filastò nel suo libro Storia delle Merende Infami. Il libro, pubblicato da Maschietto Editore nel 2005, è una sorta di contro-inchiesta sui delitti delle coppiette. Lo scrittore-avvocato, che investiga sul mostro dai primi anni ottanta, oltre ad essere stato il legale di Mario Vanni, tenta di dimostrare l'innocenza dei compagni di merende con un'analisi globale su tutta la vicenda. Nel suo libro si mettono in luce le incongruenze del pentito Giancarlo Lotti e si criticano le modalità d'indagine. L'avvocato paragona la figura del Lotti a quella di Stefano Mele: entrambi sono intellettualmente molto modesti e suggestionabili, ma diventano a causa di un'errata (secondo Filastò) pista investigativa, personaggi di primo piano in due differenti periodi delle indagini. Filastò aveva già scritto, a metà anni novanta, un saggio sull'argomento chiamato Pacciani Innocente.

Nell'ipotesi di Filastò il mostro è un serial killer di tipo lust murder affetto da una grave patologia sessuale, attivo perlomeno dal 1968 al 1993 (omicidi Francesco Vinci - Milva Malatesta) e mai entrato nelle indagini. Alcuni elementi, come per esempio il libretto di circolazione trovato fuori posto nella macchina di una coppietta uccisa, oppure la capacità del mostro di avvicinarsi agevolmente alle vetture, portano l'avvocato ad inquadrare il serial killer come un "uomo in divisa". Qualcuno che potrebbe essere capace di interagire con le indagini e, addirittura, conoscere e anticipare alcune mosse degli inquirenti. Secondo il legale, la storia del mostro potrebbe somigliare molto a quella di Caryl Chessman, simbolo del movimento per l'abolizione della pena di morte, che prima di venire giustiziato dichiarò: "Non ero io che fingevo di essere un poliziotto, era un poliziotto vero, che abbagliava le future vittime, con il fanale rosso della polizia messo sulla sua auto".

Radicale è anche la critica di Filastò verso le teorie esoteriche e "di gruppo" sulla vicenda, ritenute antistoriche e criminologicamente incompatibili con delitti seriali di stampo maniacale. Infatti Filastò considera assurda e grottesca l'ipotesi di una setta o un'organizzazione che usava i cosiddetti compagni di merende come manovalanza, e in "Storia delle Merende Infami" viene fatta una comparazione storica tra la caccia alle streghe della Santa Inquisizione e alcune scelte investigative intraprese nel caso.

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