sabato 15 giugno 2013

Il coinvolgimento della stampa


L'ipotesi dell'incidente fu considerata attendibile dalla polizia, che chiuse il caso. I giornali, invece, si mostravano scettici.

Il Roma, quotidiano monarchico napoletano, il 4 maggio cominciò ad avanzare l'ipotesi di un complotto per coprire i veri assassini, che sarebbero stati alcuni potenti personaggi della politica; l'ipotesi presentata nell'articolo Perché la polizia tace sulla morte di Wilma Montesi?, a firma Riccardo Giannini, ebbe largo seguito.

A capo di questa campagna dei media, vi erano prestigiose testate nazionali, quali il Corriere della Sera e Paese Sera, e piccole testate scandalistiche, quali Attualità, ma la notizia si diffuse su quasi tutte le testate locali e nazionali.

Il 24 maggio del 1953 un articolo di Marco Sforza, pubblicato sulla rivista comunista Vie Nuove, creò molto scalpore: uno dei personaggi apparsi nelle indagini e presumibilmente legati alla politica, sinora definito "il biondino", venne identificato nella persona di Piero Piccioni. Piccioni era un noto musicista jazz (noto col nome d'arte Piero Morgan), fidanzato di Alida Valli e figlio di Attilio Piccioni, Vicepresidente del Consiglio, Ministro degli Esteri e massimo esponente della Democrazia Cristiana.

Il nome di "biondino" era stato attribuito al giovane da Paese Sera, in un articolo del 5 maggio, in cui si raccontava di come il giovane avesse portato in questura gli indumenti mancanti alla ragazza assassinata. L'identificazione con Piero Piccioni era un fatto noto a tutti i giornalisti, ma nessuno ne aveva mai svelata l'identità al grande pubblico. Su Il merlo giallo, testata neofascista, era addirittura apparsa già ai primi di maggio una vignetta satirica in cui un reggicalze, tenuto nel becco da un piccione, veniva portato da quest'uccello in questura, un chiaro riferimento all'uomo politico e al delitto.

La notizia suscitò clamore perché venne pubblicata poco prima delle elezioni politiche del 1953.

Nessun commento:

Posta un commento