L'ultimo giorno di lavoro di Simonetta
La mattina di martedì 7
agosto 1990 in via Maggi 406, nella sede della Reli Sas, Salvatore Volponi
discute delle ferie con Simonetta
Cesaroni. Resta come ultimo impegno il pomeriggio da passare all’A.I.A.G. per
sbrigare alcune pratiche. Simonetta è d'accordo che verso le 18.20 farà uno
squillo a Volponi per dirgli come proceda il lavoro. Lui sarà nella tabaccheria che gestisce con la
moglie alla stazione Termini. All'incirca alle ore 15.00
Simonetta esce dalla sua abitazione in via Filippo Serafini numero 6, insieme a
sua sorella Paola a bordo di una Fiat
126C per recarsi alla fermata metropolitana Subaugusta, distante poco più di un chilometro.
La metropolitana di Roma impiega circa quaranta minuti nel tragitto che compie
Simonetta, ovvero tra la fermata Subaugusta e Lepanto.
Calcolando i tempi
impiegati nel tragitto in metropolitana e dalla stazione agli uffici di via
Poma, gli inquirenti sono arrivati a stabilire che Simonetta è entrata in
ufficio alle 16.00 o poco prima. L’ufficio quel giorno è chiuso al pubblico. Lei
usa un mazzo di chiavi che le è stato dato da Volponi per aprire il portone.
Alle 17.35 risale l’ultimo indizio che Simonetta Cesaroni sia ancora viva. Le
viene fatta una telefonata da Luigia Berrettini riguardo informazioni sul
lavoro. Alle 18.20 ci dovrebbe essere la telefonata a Volponi per aggiornarlo
sullo stato dei lavori, ma Simonetta non lo chiamerà. I familiari la attendono a
casa per le 20.00. Alle 20.30 la sorella Paola si preoccupa e cominciano le
ricerche.
Viene contattato
Salvatore Volponi per sapere il numero di telefono degli uffici A.I.A.G. per
sincerarsi che Simonetta stia bene. Volponi non conosce tale numero e a questo
punto Paola Cesaroni, accompagnata dal fidanzato Antonello Barone, preleva
Volponi e suo figlio dalla loro abitazione e i quattro si dirigono insieme nello
stabile di via Poma numero 2. Qui, alle 23.30 circa, si faranno aprire il
portone degli uffici A.I.A.G. dalla moglie del portiere e troveranno Simonetta
morta.
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