Le prime esperienze letterarie
Di ritorno da Casarsa
all'inizio dell'autunno scoprì di aver nel cuore la lingua friulana e tra gli
ultimi mesi del 1941 e i primi del 1942
scrisse i versi che, raccolti in un libretto intitolato Poesie a Casarsa,
verranno pubblicati a spese dell'autore e saranno subito notati da Gianfranco
Contini (che gli dedicherà una recensione positiva), da Alfonso Gatto e dal critico
Antonio Russi.
A Bologna intanto
riprese la fervida vita culturale, che si svolse all'interno dell'università, e,
anche perché incoraggiato dal giudizio positivo che Francesco
Arcangeli aveva dato ai suoi quadri, chiese di svolgere una tesi di laurea
sulla pittura italiana contemporanea con Roberto Longhi, docente di
Storia
dell'arte. Di questa tesi, il cui manoscritto andrà perduto durante i giorni
dell'otto settembre del 1943, Pasolini
abbozzerà solamente i primi capitoli per poi rinunciarvi e passare ad una tesi
più motivata sulla poesia del Pascoli. Scelto come relatore il suo
professore di letteratura Italiana Carlo Calcaterra,
Pasolini lavorò al progetto dell'Antologia della lirica pascoliana tra il
1944 e il 1945, mettendo a punto, dopo un'ampia introduzione in cui sono esposte
e discusse le premesse teoriche cui è informato lo studio, una personale
selezione di testi dalle differenti raccolte del Pascoli, analizzati e
commentati con sensibilità peculiare. La discussione della tesi fu il 26
novembre 1945, ma solo nel 1993 l'Antologia vide la luce per i tipi della
casa editrice Einaudi.
La GIL di Bologna aveva
intanto in programma di pubblicare una rivista, Il Setaccio, con qualche fronda
culturale. Pasolini aderì e ne diventò redattore capo, ma presto entrò in
contrasto con il direttore responsabile che era molto ligio alla retorica del
regime. La rivista cesserà le pubblicazioni dopo soli sei numeri ma
rappresenterà per Pasolini un'esperienza importante, grazie alla quale
comprenderà la natura regressiva e provinciale del fascismo e maturerà un
atteggiamento culturale antifascista.
Sempre in quell'anno
partecipò ad un viaggio nella Germania nazista, organizzato come incontro della gioventù
universitaria dei paesi fascisti, che gli rivelò aspetti della cultura europea
sconosciuti al provincialismo
italiano. Al ritorno dal viaggio pubblicò, sulla rivista del GUF, l'articolo –
evidentemente sfuggito alla censura – Cultura italiana e cultura europea a
Weimar, che anticipava già quello che sarà il Pasolini "corsaro", e sul
"Setaccio" tracciò le linee di un programma culturale i cui principi erano
quelli dello sforzo di autocoscienza, del travaglio interiore, individuale e
collettivo, e della sofferta sensibilità critica.
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