L'infanzia e la giovinezza
Pier Paolo Pasolini,
primogenito dell'ufficiale bolognese
Carlo
Alberto Pasolini e della maestra casarsese Susanna Colussi, nacque nella zona
universitaria di Bologna, il 5 marzo 1922, in una foresteria militare, in Via Borgonuovo 4,
dove ora c'è una targa in marmo che lo ricorda. A causa dei frequenti
trasferimenti del padre, la famiglia, che risiedeva a Parma, nel 1923 si
trasferì a Conegliano, e nel 1925 a Belluno, dove nacque il fratello Guido Alberto. Nel 1927 i Pasolini furono nuovamente a Conegliano, dove Pier Paolo prima
di compiere i sei anni fu iscritto alla prima elementare.
L'anno successivo
traslocarono a Casarsa della Delizia, in Friuli, ospiti della casa materna, poiché il padre era
agli arresti per alcuni debiti di gioco. La madre, per far fronte alle difficoltà
economiche, riprese l'insegnamento. Terminato il periodo di detenzione del
padre, ripresero i trasferimenti ad un ritmo quasi annuale. Fondamentali
rimasero i soggiorni estivi a Casarsa.
« … vecchio borgo… grigio e immerso nella più sorda penombra di pioggia, popolato a stento da antiquate figure di contadini e intronato dal suono senza tempo della campana. » |
Nel 1929 i Pasolini si spostarono nella vicina Sacile, sempre in ragione del mestiere del capofamiglia,
e in quell'anno Pier Paolo aggiunse alla sua passione per il disegno quella
della scrittura, cimentandosi in versi ispirati ai semplici aspetti della natura
che osservava a Casarsa.
Dopo un breve
soggiorno a Idria nella Venezia Giulia (oggi in
territorio sloveno), la famiglia
ritornò a Sacile, dove Pier Paolo affrontò l'esame di ammissione al ginnasio. A Conegliano iniziò a
frequentare la prima classe, ma a metà dell'anno scolastico 1932-1933 il padre fu
trasferito a Cremona dove la famiglia
rimase fino al 1935, quando ci fu un nuovo
spostamento a Scandiano (con gli
inevitabili problemi di adattamento). In Pier Paolo crebbe la passione per la
poesia e la letteratura, mentre lo abbandonava il fervore religioso del periodo
dell'infanzia. Al ginnasio di Reggio Emilia conobbe il primo vero amico della
giovinezza, Luciano
Serra, che incontrò ancora l'anno seguente al Liceo Galvani di Bologna.
A Bologna, dove
trascorrerà sette anni («Bella e dolce Bologna! Vi ho passato sette anni, forse
i più belli…») Pier Paolo coltivò nuove passioni, come quella del calcio, e alimentò la sua
passione per la lettura comprando numerosi volumetti presso le bancarelle di
libri usati sotto il portico della Libreria Nanni, circa di fronte a Piazza
Maggiore. Le letture spaziavano da Dostoevskij, Tolstoj e Shakespeare ai poeti romantici del periodo di Manzoni.
Al Liceo
Galvani di Bologna fece conoscenza con altri amici, tra i quali Ermes
Parini, Franco Farolfi, Elio Melli, e con loro costituì un gruppo di discussione
letteraria. Intanto la sua carriera scolastica proseguiva con eccellenti
risultati e nel 1939 venne promosso alla
terza liceo con una media tanto alta da indurlo a saltare un anno per
presentarsi alla maturità in autunno.
Si iscrisse così, a
soli diciassette anni, alla Facoltà di Lettere dell'Università
di Bologna, e scoprì nuove passioni culturali, come la filologia romanza e soprattutto l'estetica delle arti figurative insegnata al tempo dall'affermato critico
d'arte Roberto
Longhi.
Frequentava intanto il
Cineclub di Bologna dove si appassionò al ciclo dei film di René Clair; si dedicò allo sport e fu promosso capitano di calcio della Facoltà di
Lettere; faceva gite in bicicletta con gli amici e frequentava i campeggi
estivi che organizzava l'Università di Bologna. Con gli amici – l'immagine da
offrire ai quali era sempre quella del "noi siamo virili e guerrieri", cosicché
non percepissero nulla dei suoi travagli interiori – si incontrava, oltre che
nelle aule dell'Università, anche nei luoghi istituiti dal Regime fascista per la gioventù, come il GUF, i campeggi della "Milizia",
le competizioni dei Littoriali
della cultura. Procedevano in questo periodo le letture delle
Occasioni di Montale, di Ungaretti e delle traduzioni dei lirici greci di Quasimodo, mentre fuori dall'ambito poetico
leggeva soprattutto Freud e ogni cosa che fosse disponibile in
traduzione italiana.
Nel 1941 la famiglia Pasolini trascorse come ogni anno le
vacanze estive a Casarsa, e Pier Paolo scrisse poesie che allegava alle lettere per gli amici bolognesi
tra i quali, oltre l'amico Serra, erano inclusi Roberto Roversi e il cosentino Francesco Leonetti, verso i quali sentiva un
forte sodalizio:
« L'unità spirituale e il nostro modo unitario di sentire sono notevolissimi, formiamo già cioè un gruppo, e quasi una poetica nuova, almeno così mi pare. » |
I quattro giovani pensarono di fondare una rivista dal titolo Eredi alla quale Pasolini volle conferire un programma sovraindividuale:
« Davanti a Eredi dovremo essere quattro, ma per purezza uno solo. » |
La rivista non vedrà
la luce a causa delle restrizioni ministeriali sull'uso della carta, ma
quell'estate del 1941 rimarrà per i quattro amici indimenticabile. Iniziarono
intanto ad apparire nelle poesie di Pasolini alcuni frammenti di dialogo in friulano anche se le
poesie inviate agli amici continuavano ad essere composte da versi improntati
alla letteratura in lingua
italiana.
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