Il covo BR di via Montenevoso, i 'servizi' e la possibile testimonianza 'scomoda' di Fausto e Iaio
Come detto Fausto e Iaio
la sera dell'omicidio si stavano recando a casa della famiglia Tinelli in via Montenevoso 9.
Ma a sette metri di distanza dalla camera di Fausto, al civico numero 8, c'è un
covo delle Brigate
Rosse. Verrà scoperto il 1º ottobre del 1978, gli inquirenti trovano le carte originali del
memoriale di Aldo Moro, lettere
scritte dallo statista, verbali del suo lungo interrogatorio prima di essere
ucciso. All'ultimo piano della palazzina dove abita la famiglia Tinelli, c'è una
mansarda trasformata in un mini appartamento, da lì gli agenti dei servizi
segreti controllano il covo delle Brigate Rosse. Alla Commissione Moro sarà
detto che l'appartamento era stato affittato solo nel luglio del 1978, ma
secondo la madre di Fausto già dal gennaio del 1978 vedeva persone entrare in
quella mansarda con scatoloni e strane parabole. Si delineerebbe quindi,
nell'assassinio dei 2 giovani, un messaggio 'trasversale' fra servizi deviati
italiani che già avevano modo di infiltrare o perlomeno condizionare l'operato
delle BR, oltre che l'eliminazione di un potenziale 'investigatore' (il Tinelli)
che già da tempo, con i suoi più stretti compagni, osservava con acuta
attenzione la realtà politica del periodo non solo in ambito milanese. Come per
l'assassinio di Valerio
Verbano due anni dopo a Roma, è molto probabile che servizi segreti (più o
meno 'deviati') e manovalanza fascista, abbiano concorso per salvare lo
status-quo della politica nazionale, fatta di intrighi, depistaggi e crimini di
ogni sorta. Lorenzo Jannucci e Fausto Tinelli saranno ricordati nel comunicato
n. 2 delle Brigate
Rosse, emesso durante il sequestro di Aldo Moro il 25 Marzo 1978. A loro vien fatto
riferimento come "compagni... assassinati dai sicari di regime". Come per Valerio Verbano.
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