giovedì 13 giugno 2013

Il dopoguerra


Anche la moglie Elda, per via della sua militanza filofascista, era braccata dai partigiani nel pavese. In un rapporto del CLN si leggeva il suo nome tra i più pericolosi avversari del movimento partigiano. Arrestato a Milano dagli alleati nell'aprile 1945 ed internato a Ghedi, prima, e nel campo di Coltano presso Pisa il mese successivo, nel dicembre di quell'anno riuscì ad evadere e a raggiungere Napoli dove rimase per il biennio 1946-1947 sotto falsa identità assieme alla moglie ed alle figlie nate proprio in quel periodo.

Nei processi per collaborazionismo fu prima condannato in contumacia, nel 1946, poi assolto, nel 1948, per “mancanza di prove”, dalla Corte d'Assise di Bologna, poi infine assolto per non avere commesso i fatti addebitatigli con sentenza definitiva della seconda sezione penale della Corte suprema di Cassazione l'8 marzo 1949 (difensore Filippo Ungaro), registro generale 3056/48.

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