Il contesto
Nella seconda metà degli
anni settanta il clima di violenza
politica che caratterizzava l’Italia
si manifestò anche a Roma, dove si verificò una lunga serie di scontri tra
fazioni politiche di destra e di sinistra, tra loro o con le forze
dell'ordine, culminati con la sparatoria del 21 aprile 1977 tra agenti di polizia e manifestanti dell'area di Autonomia Operaia
che si concluse con l'uccisione dell'agente Settimio Passamonti e il ferimento di
quattro suoi commilitoni.
« Deve finire il tempo dei figli dei contadini meridionali uccisi dai figli della borghesia romana » |
(dalla relazione al Parlamento del ministro Francesco Cossiga, il 22 aprile 1977) |
Il giorno stesso, il ministro dell'interno Francesco Cossiga
annunciò in Parlamento di aver
dato disposizioni per vietare nella capitale, fino al successivo 31 maggio, tutte le manifestazioni
pubbliche. Il provvedimento di Cossiga venne
fortemente sostenuto dal Partito Comunista Italiano, che
riteneva di non trovarsi «più di fronte a turbamenti anche violenti dell’ordine,
ma a un criminoso assalto armato allo Stato e alla società», apertamente
chiedendo «fermezza, ordine, sicurezza nella democrazia».
Il Partito
Radicale decise di sfidare apertamente il divieto, indicendo un sit-in in piazza Navona per il 12 maggio, motivato dalla raccolta di firme alla
proposta dei referendum
abrogativi e dal celebrare il terzo anniversario della vittoria nel
precedente referendum sul divorzio.
Nessun commento:
Posta un commento