Gli anni del dopoguerra
Nel 1946 Pasolini lavorò a un romanzo autobiografico rimasto
incompiuto intitolato dapprima "Pagine involontarie" e poi "Il romanzo di
Narciso". In queste pagine l'autore descrive per la prima volta le sue
esperienze omosessuali. Scrive di queste pagine Nico Naldini: "Prima di allora Pier Paolo non
aveva mai descritto, se non per simboli ed ellissi, il suo eros e il suo dolore.
Lo ha fatto con una sincerità che direi "musicale" dove anche l'ombra di una
falsità avrebbe stonato.". Nello stesso anno uscirono, con la data del
1945, sulle "Edizioni dell'Academiuta", una breve raccolta di poesie intitolata
I Diarii e, sulla rivista fiorentina Il Mondo, due poesie
tratte dalla raccolta e scelte dallo stesso Montale. Isolato a Versuta (la casa
di Casarsa era stata distrutta dai bombardamenti) Pasolini cercò di ristabilire
i rapporti con il mondo letterario e scrisse a Gianfranco Contini per
presentargli il progetto di trasformare lo Stroligùt da semplice foglio a
rivista. In seguito alla visita fatta da Silvana Mauri, sorella di un suo amico
e innamorata di Pasolini, a Versuta, si recò in agosto a Macugnaga dove risiedeva la famiglia Mauri, e
approfittando dell'occasione si recò a Domodossola per incontrare Contini.
Usciva nel frattempo a
Lugano il bando del premio "Libera
Stampa" e Contini, che era membro della giuria, sollecitò il giovane amico a
inviare il dattiloscritto che gli aveva mostrato, L'usignolo della Chiesa
Cattolica, con la seconda parte de Il pianto della rosa.
L'operetta riceverà solamente una segnalazione ma intanto Pasolini uscì dal suo
isolamento e, grazie anche al clima più sereno del dopoguerra, ricominciò a
frequentare la compagnia dei ragazzi più grandi di Versuta. In ottobre Pasolini
si recò a Roma dove fece la conoscenza di
alcuni letterati che lo invitarono a collaborare alla "Fiera
Letteraria" e nel maggio iniziò le prime pagine del diario intimo che chiamò Quaderni rossi perché
scritti a mano su quaderni scolastici dalla copertina rossa. Completò inoltre il
dramma in italiano in tre atti intitolato Il
Cappellano e pubblicò, nelle Edizioni dell'Academiuta, la raccolta poetica,
sempre in italiano, I Pianti.
Il 26 gennaio del 1947 Pasolini scrisse sul quotidiano "Libertà" di Udine una dichiarazione che farà scalpore tra
i politici comunisti che smentirono la sua iscrizione al PCI: «Noi, da parte nostra, siamo
convinti che solo il comunismo attualmente sia in grado di fornire una nuova
cultura "vera", una cultura che sia moralità, interpretazione intera
dell'esistenza». Dopo la guerra Pasolini, che era stato a lungo indeciso sul
campo in cui scendere, osservò le nuove esigenze di giustizia che erano nate nel rapporto tra il padrone
e le varie categorie di diseredati e non ebbe dubbi sulla parte da cui voleva
schierarsi. Cercò così di consolidare una prima infarinatura dottrinaria con la
lettura di Karl Marx e
soprattutto con i primi libri di Antonio Gramsci. Scriverà all'amica poetessa Giovanna
Bemporad:
« L'altro è sempre infinitamente meno importante dell'io ma sono gli altri che fanno la storia. » |
Ed è pensando all'altro che nacque la decisione importante di aderire al comunismo.
Progettò intanto di
allargare la collaborazione della rivista dell'Academiuta alle altre letterature
neolatine e fu messo in contatto, da Contini, con il poeta catalano in esilio Carles Cardó. Sempre a Contini inviò la
raccolta completa delle sue poesie in friulano che per ora si intitolava
Cjants di un muàrt, titolo che verrà cambiato in seguito in La meglio
gioventù. Non riuscì però ad ottenere l'aiuto di nessun editore per
pubblicare i versi. Malgrado queste delusioni letterarie egli si sentiva felice
e scriverà agli amici:
« Sono sereno e anzi, in preda a un'avida e dionisiaca allegrezza. » |

Pasolini rende omaggio alla tomba di Antonio
Gramsci
Alla fine dell'anno
ottenne l'incarico di insegnare materie letterarie alla prima media della scuola
di Valvasone, che raggiungeva ogni mattina in bicicletta. Continuò con
grande convinzione la sua adesione al PCI e in gennaio partecipò alla
manifestazione, che si tenne nel centro di San Vito, organizzata dalla Camera del lavoro per ottenere l'applicazione
del Lodo De Gasperi e
fu in questa occasione che, osservando le varie fasi degli scontri con la polizia e parlando con i giovani
contadini, si delineò il progetto di scrivere un romanzo su quel mondo in fermento. Il primo titolo del
romanzo è La meglio gioventù. Sempre impegnato nel PCI partecipò nel
febbraio del 1949 al primo congresso della
Federazione comunista di Pordenone e in maggio si recò a Parigi per il Congresso mondiale della
pace. Nell'ottobre dello stesso anno, Pier Paolo venne però denunciato per
corruzione di minorenni e atti
osceni in luogo pubblico e i suoi avversari politici, sfruttando lo scandalo, lo
accusarono di omosessualità mentre i
dirigenti del PCI di Udine decisero di
espellerlo dal partito. Gli venne anche tolto l'incarico dall'insegnamento.
Trascorsero due mesi
molto difficili per Pier Paolo che nel gennaio del 1950 si rifugiò con la madre a Roma. I primi tempi a Roma
furono difficili per il giovane che sentiva il dovere di trovare un lavoro.
Mentre cercava senza successo di dare lezioni private, si iscrisse al sindacato comparse di cinecittà, si offrì come
correttore di bozze presso un giornale, riuscì a pubblicare qualche articolo
su alcuni quotidiani cattolici e
continuò a scrivere i romanzi che aveva iniziato in Friuli: Atti impuri,
Amado mio, La meglio gioventù. Inizia a scrivere Ragazzi di
vita e alcune pagine romane, come Squarci di notti romane, Gas e
Giubileo, che saranno in seguito riprese in Alì dagli occhi azzurri.
Dopo l'amicizia con Sandro Penna, che diventò
l'amico inseparabile delle passeggiate notturne sul lungotevere, conobbe nel '51 un giovane imbianchino, Sergio Citti, che lo aiuterà ad apprendere il gergo e il dialetto romanesco costituendo, come scriverà lo stesso
Pasolini, il suo "dizionario vivente". Compose in questo periodo le poesie che
verranno raccolte in Roma 1950 – Diario pubblicate nel 1960 da Scheiwiller e finalmente, nel dicembre dello stesso
anno, fu assunto come insegnante nella scuola media parificata di Ciampino. Durante l'estate pubblicò
sulla rivista Paragone il racconto Il Ferrobedò, che
diventerà in seguito un capitolo
di "Ragazzi di vita", scrisse il poemetto
L'Appennino che farà da apertura a Le ceneri di Gramsci e altri racconti
romani. In questo periodo strinse amicizia con Giorgio Caproni, Carlo Emilio Gadda e Attilio
Bertolucci grazie al quale firmerà il primo contratto editoriale per una Antologia della
poesia dialettale del Novecento che uscirà nel dicembre del '52 con una recensione di Eugenio Montale.
Nel 1953 prese a lavorare ad un'antologia della poesia popolare, per la collana
dell'editore Guanda diretta dall'amico
Bertolucci, che uscirà con il titolo Canzoniere italiano nel 1955 e nel frattempo pubblicò il primo
volumetto di versi friulani Tal còur di un frut. Nell'ottobre dello
stesso anno uscì su "Paragone" un'altra anticipazione del futuro Ragazzi di
vita e Bertolucci lo segnalò a Livio Garzanti perché si impegnasse a pubblicare
il romanzo.
Nel 1954, in situazione di ristrettezze economiche, riesce a
far pubblicare La meglio gioventù,
una raccolta di poesie in friulano con una dedica a Gianfranco Contini, con cui
Pasolini vinse il Premio Giosuè Carducci, premio storico, ancora oggi vigente,
della città di Pietrasanta
(LU). Come scrive in una lettera indirizzata a Vittorio Sereni, datata 7 agosto 1954, Pasolini
si trova ad accettare il Premio soprattutto "per l'urgente, odioso bisogno delle
150mila".
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