FEDERICO VALLE
Nel marzo del 1992 un
austriaco di nome Roland Voller afferma di sapere chi ha ucciso Simonetta
Cesaroni. Racconta che nel maggio 1990, durante una telefonata in una cabina telefonica,
a causa di un malfunzionamento è stato messo accidentalmente in contatto con una
donna anch'essa al telefono. Chiarito l’incidente, tra i due nasce un'amicizia.
Lei è Giuliana Ferrara, ma da sposata si faceva chiamare Giuliana Valle perché è
la ex moglie di Raniero Valle, il figlio dell'architetto Cesare Valle che risiede nel condominio di via
Poma. Giuliana confessa a Voller di essere preoccupata poiché suo figlio
Federico soffre per il divorzio e
non mangia. Il 7 agosto 1990 alle 16.30 Voller e Giuliana Ferrara si parlano al
telefono e lei mostra forti preoccupazioni per il figlio, che è andato a fare
visita al nonno Cesare Valle in via Poma, ma non torna.
La sera dello stesso giorno i due si parlano nuovamente, lei è sconvolta perché Federico è tornato sporco di sangue dappertutto e ha un taglio alla mano. Giuliana Ferrara, dopo pochi giorni, decide di interrompere le conversazioni con Voller. La testimonianza di Voller è l’unica novità in due anni di vuoto e gli inquirenti indagano sul giovane Federico Valle. L’ipotesi lo vuole accecato dalla rabbia per la relazione che suo padre avrebbe con la giovane (ventenne) Simonetta Cesaroni. Federico Valle si rivolge al suo legale e, proclamandosi estraneo ai fatti, dispone che venga esaminato il suo sangue. Pubblicamente Giuliana Ferrara Valle smentisce Roland Voller. Asserisce di conoscerlo, ma di non essersi mai confidata con lui e di non avergli mai parlato al telefono in data 7 agosto 1990. Intanto il test del DNA scagiona Federico Valle, non è suo il sangue sulla maniglia. Tre persone gli forniscono un alibi, suo padre afferma di non aver mai conosciuto Simonetta Cesaroni ed esclude così una qualsiasi relazione con lei.
Il magistrato Catalani,
che ha in mano l’inchiesta, decide di proseguire ordinando una perizia sul corpo
di Federico Valle, affinché siano individuate cicatrici o tagli che possano testimoniare la difesa
di Simonetta. Alcuni esperti affermano che il sangue
sulla maniglia corrisponde ad un DNA diverso da quello di Federico Valle. Altri
dicono che potrebbe essere una commistione del sangue di Valle e di quello di
Simonetta, sebbene in dosi particolari. Altri ancora fugano ogni dubbio, non è
di Valle il sangue sulla maniglia. Catalani e il sostituto procuratore generale
Calabrese non si arrendono, attaccano l'alibi di Valle che sarebbe viziato da
falsa testimonianza della sua vicina di casa, Anna Maria Scongnamiglio. La donna
giurò infatti di aver visto il Valle riverso sul suo letto il giorno del
delitto, e di aver saputo dello stesso dall'edizione del giorno dopo dei
quotidiani che però,secondo Calabrese, non riportarono la notizia,scopertosi il
delitto a mezzanotte. L'infermiera del dentista del ragazzo
ricorda di averlo visto con un braccio fasciato i giorni dopo l'omicidio. Viene
poi ascoltata una donna, Rosaria de Familiis, che racconta al pm Catalani di
pressioni ricevute dalla madre di Federico Valle per fornire un falso alibi al
figlio. Entra nuovamente in scena Vanacore,
stavolta nei panni del complice di Federico Valle. L’ipotesi è che lui e la
moglie Giuseppa De Luca fossero stati chiamati da Cesare Valle dopo
l’assassinio, per pulire tutto e far sparire il corpo, in modo da proteggere il
nipote Federico e non creare uno scandalo.
Vanacore smentisce e
mancano le prove. Il pm Catalani cerca di perseguire Pietrino Vanacore e
Federico Valle, ma le prove sono insufficienti per
procedere e con questa formula il giovane Valle è prosciolto da ogni accusa nel
giugno del 1993. Roland Voller si scoprirà essere un truffatore di
professione che ha contatti con l'alta finanza, diventato poi informatore della
polizia di Roma in cambio di piccoli favori. Le informazioni che ha venduto su
via Poma, però, si rivelano false.
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