venerdì 14 giugno 2013

I fatti 


Il cadavere di Antonietta Longo venne ritrovato casualmente il 10 luglio 1955 da Antonio Solazzi, meccanico e Luigi Barboni, sacrestano, durante una gita in barca sul Lago Albano. Fermatisi a riva presso Acqua Acetosa, Solazzi scoprì casualmente un cadavere femminile decapitato, nudo tranne che per un orologio al polso, in avanzato stato di decomposizione e con la parte superiore del corpo coperta da un giornale, una copia de Il messaggero datata 5 luglio 1955. I due, inizialmente spaventati dal ritrovamento, avvisarono le forze dell'ordine solo il giorno 12 luglio.

I carabinieri accertarono che la donna, di età compresa tra i venticinque e i trent'anni, era stata accoltellata più volte all'addome e alla schiena e infine decapitata. La testa non venne mai ritrovata. L'autopsia inoltre rilevò un aborto recente. L'avanzato stato di decomposizione rendeva difficile l'identificazione, anche per la difficoltà di rilevare le impronte digitali del cadavere.

Un elemento fondamentale per l'inchiesta fu l'orologio trovato al polso della donna: si trattava infatti di un modello molto particolare, di marchio Zeus, prodotto in soli 150 esemplari. Una ricerca svolta presso gli orafi di Roma e dintorni e il confronto con le denunce di scomparsa presentate nelle settimane precedenti il ritrovamento consentirono di identificare il cadavere come appartenente ad Antonietta Longo, una trentenne che lavorava come domestica presso la famiglia del medico Gasparri che ne aveva denunciato la scomparsa a fine giugno. Un successivo confronto con le impronte rilevate in casa Gasparri permise di concludere con certezza l'identificazione.

I carabinieri tentarono di ricostruire le vicende relative agli ultimi giorni di vita della donna. Scoprirono così che pochi mesi prima aveva ritirato tutti i suoi risparmi, depositandoli in una cassetta della stazione di Roma Termini e che in seguito aveva chiesto un mese di permesso ai suoi datori di lavoro. Dagli ultimi movimenti accertati, risultò che Antonietta Longo era uscita dalla sua abitazione il mattino del 1º luglio, con un biglietto ferroviario per il suo paese di origine, ma invece di recarsi alla stazione trascorse alcune notti in una pensione. La sua ultima traccia è una lettera ai suoi familiari, spedita la mattina del 5 luglio, in cui annunciava le nozze imminenti ("Fra poche ore sarò sua"). Questo particolare, unito alla data del quotidiano usato per coprire il cadavere, fece concludere agli investigatori che la donna era stata uccisa quel giorno stesso.

Furono eseguite ulteriori indagini sulla vita della donna e venne rintracciato e interrogato il presunto fidanzato, un uomo di nome Antonio, senza però arrivare all'incriminazione. Furono inoltre ritrovate presso il deposito della stazione Termini le valigie preparate dalla donna, con un corredo di tipo matrimoniale, ma nessuna traccia dei soldi ritirati pochi mesi prima (331.000 lire, somma ingente per l'epoca).

Il caso fu presto archiviato senza processo e non si riuscì a stabilire mai né il movente né l'assassino. Il corpo di Antonietta fu sepolto nel cimitero di Mascalucia.

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