L'aspetto mediatico
Il caso Montesi fu uno dei primi, se non il primo, caso di cronaca nera a raggiungere fama nazionale nella giovane Repubblica Italiana.
La stampa si gettò
sul caso attirata dalle complesse relazioni tra delitti, politica e VIP. I
principali quotidiani, Corriere della Sera, e Paese Sera, si sollevarono rispettivamente a
punti di riferimento per innocentisti e colpevolisti. Il primo vedeva nella
vicenda un tentativo di screditare la DC, anche se manteneva una posizione
moderata e possibilista. Paese Sera nel giro di un anno
passò da sostenitore della tesi ufficiale ad acceso paladino della tesi del
"festino".
Un indice della
rilevanza di questo caso è data da un articolo a firma Carlo
Laurenzi del 4 febbraio, pubblicato sul Corriere della Sera: Laurenzi nota
che sulla vicenda, in poco meno di un anno, erano state scritte e proposte a
case di produzione almeno 52 sceneggiature per il cinema.
Paese Sera ebbe un aumento di
tiratura minimo fisso del 50%, arrivando al 200 per cento con la complicità
dello scoop Scelba-Montagna.
A gara per annunciare
le notizie più sensazionali, anche se poi si rivelarono prive di significato
concreto, la stampa nazionale scrisse di tutto, qualunque informazione che
avesse una qualche relazione con i protagonisti del caso, veniva annunciata con
fragore. Così, oltre alla scarsamente significativa fotografia del presidente
del Consiglio Scelba, ritratto insieme a Montagna alle nozze del figlio di un
deputato democristiano, si parlò del figlio del deputato DC Giuseppe Spataro, del
medico personale di papa Pio
XII, Riccardo Galeazzi Lisi, e si annunciò
persino, avanzando il sospetto di oscure connivenze, che il parrucchiere di
Annamaria Moneta Caglio abitava nello stesso palazzo in cui abitava il fratello
di Piero Piccioni!
I pesanti
coinvolgimenti, anche giudiziari, della stampa posero all'attenzione degli
operatori dell'informazione la necessità di una sorta di autogoverno. Da qui prese il via l'idea di un Ordine dei Giornalisti che
sarebbe stato istituito ufficialmente 10 anni dopo con la Legge n. 69 del
1963.
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