L'interesse del pubblico e l'Affare Montesi
Il fattore sociale
Innanzitutto, la
vittima era una bella ragazza, giovane e di modeste origini: il prototipo della
"ragazza
della porta accanto"; non era difficile per i lettori affezionarsi al
personaggio. Il fatto che la vittima fosse stata rinvenuta ancora vergine (tanto
che, per i funerali, la salma fu vestita col tradizionale abito da sposa bianco)
escludeva tutta una serie di implicazioni che avrebbero reso la vicenda troppo
scabrosa e compromettente per ricevere un tale rilievo sulla stampa nazionale.
Comprensibilmente, i genitori della Montesi si prodigarono nel dipingere la
figlia defunta come una ragazza seria e pudica, unicamente concentrata sul
matrimonio imminente e libera da frivolezze.
Inoltre, la tesi
della responsabilità dei "Capocottari" contrapponeva, per gran parte
dell'opinione pubblica, il mondo gaudente e corrotto dell'aristocrazia "nera" e
della politica romane, e in genere dei ricchi e potenti della Capitale,
all'ambiente sociale popolare da cui proveniva Wilma Montesi, raffigurando
quest'ultima come la vittima dell'incontro tra le sue ingenue ambizioni
artistiche e il cinismo amorale di chi le aveva sfruttate impunemente a fini
sessuali, certo di poter contare sulla connivenza dei vertici della polizia. Pur
nell'evidente diversità delle situazioni, un analogo contrasto tra l'estrazione
sociale della vittima e quella dei suoi assassini contribuirà, oltre un
ventennio dopo, al clamore mediatico del massacro del Circeo.
Tutti questi elementi andavano a stimolare l'interesse dei lettori comuni. Anche il fatto che le due principali accusatrici fossero giovani di bell'aspetto e legate al mondo dello spettacolo aumentava l'interesse verso la vicenda.
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