sabato 15 giugno 2013

L'interesse del pubblico e l'Affare Montesi



Il fattore sociale


Innanzitutto, la vittima era una bella ragazza, giovane e di modeste origini: il prototipo della "ragazza della porta accanto"; non era difficile per i lettori affezionarsi al personaggio. Il fatto che la vittima fosse stata rinvenuta ancora vergine (tanto che, per i funerali, la salma fu vestita col tradizionale abito da sposa bianco) escludeva tutta una serie di implicazioni che avrebbero reso la vicenda troppo scabrosa e compromettente per ricevere un tale rilievo sulla stampa nazionale. Comprensibilmente, i genitori della Montesi si prodigarono nel dipingere la figlia defunta come una ragazza seria e pudica, unicamente concentrata sul matrimonio imminente e libera da frivolezze.

Inoltre, la tesi della responsabilità dei "Capocottari" contrapponeva, per gran parte dell'opinione pubblica, il mondo gaudente e corrotto dell'aristocrazia "nera" e della politica romane, e in genere dei ricchi e potenti della Capitale, all'ambiente sociale popolare da cui proveniva Wilma Montesi, raffigurando quest'ultima come la vittima dell'incontro tra le sue ingenue ambizioni artistiche e il cinismo amorale di chi le aveva sfruttate impunemente a fini sessuali, certo di poter contare sulla connivenza dei vertici della polizia. Pur nell'evidente diversità delle situazioni, un analogo contrasto tra l'estrazione sociale della vittima e quella dei suoi assassini contribuirà, oltre un ventennio dopo, al clamore mediatico del massacro del Circeo.

Tutti questi elementi andavano a stimolare l'interesse dei lettori comuni. Anche il fatto che le due principali accusatrici fossero giovani di bell'aspetto e legate al mondo dello spettacolo aumentava l'interesse verso la vicenda.

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