Fine anni sessanta, tra teatro e cinema
Nell'estate 1968
Pasolini girò La sequenza del fiore di carta con Ninetto Davoli tratto
dalla parabola evangelica del fico infruttuoso
che uscirà nel 1969, come terzo episodio del
film "Amore e rabbia". Pubblicò intanto su Nuovi Argomenti un saggio dal titolo
Manifesto per un nuovo teatro in cui dichiarava il suo completo rifiuto
del teatro italiano con un giudizio
negativo sui testi scritti di Dario
Fo. Il 27 novembre
rappresentò, al Deposito del Teatro Stabile di Torino, Orgia
che venne accolta malamente dal pubblico e dai critici e, alla fine del 1968, ebbero inizio le riprese di Porcile. Porcile ha come sfondo, per
il suo episodio "metastorico", l'Etna ed era stato pensato da Pasolini già nel
1965 quando aveva visto il film di Buñuel, Intolleranza: Simon del
deserto. In seguito, per girare l'episodio moderno, la troupe si
sposterà per le riprese a Villa Pisani a Stra. Dopo Porcile, che l'autore ritenne "il più riuscito
dei miei film, almeno esteriormente", realizzò Medea e chiamò per interpretarlo Maria Callas. Le riprese del
film vennero girate in Cappadocia, a Grado, a Pisa. Durante la lavorazione del film compì un viaggio in
Uganda, Tanzania e Tanganica per cercare i luoghi dell'ambientazione del
film che pensava di girare subito dopo Porcile: Appunti per un'Orestiade
africana. Intanto era arrivato il 30 agosto e il film venne rappresentato alla Mostra
di Venezia ma, ancora una volta, fu giudicato film poco gradevole e
incomprensibile.
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