giovedì 13 giugno 2013

Processo sulla sua morte


L'unico imputato del processo è il detenuto Totò Riina. Il 22 ottobre 2010 al processo per la sua morte, Massimo Ciancimino, figlio dell'ex sindaco mafioso di Palermo Vito Ciancimino, depone e fa mettere a verbale sia sue dichiarazioni, che un memoriale dattiloscritto del padre Vito, assieme ad altri documenti riguardanti la strage di piazza Fontana e il golpe Borghese. Ciancimino jr. sostiene di avere appreso dal padre che De Mauro sarebbe stato ucciso su "input istituzionali", di apparati dello Stato. Sempre secondo lui, il padre gli avrebbe raccontato che il magistrato Pietro Scaglione sarebbe stato ucciso perché aveva preso in mano l'indagine sull'omicidio De Mauro e che "De Mauro aveva fatto inchieste su situazioni molto più grandi di lui". Il 22 aprile 2011, nella requisitoria, viene chiesto l'ergastolo per Riina, oltre all'isolamento diurno per tre anni. In data 10 giugno 2011 Totò Riina viene assolto, per "incompletezza della prova" (ex art. 530 c.p.p.), dalla Corte d'Assise di Palermo per l'omicidio De Mauro. Oltre un anno dopo, il 7 agosto 2012 viene deposita dalla Corte d'Assise la motivazione di quella sentenza di oltre 2.200 pagine, ove si ipotizza che il giornalista venne eliminato «perché si era spinto troppo oltre nella sua ricerca della verità sulle ultime ore di Enrico Mattei».

Il 23 aprile 2013 si è aperto davanti alla corte d'assise d'appello di Palermo il processo d'appello per il quale è stata richiesta la riapertura dell'istruttoria dibattimentale e l'esame del pentito Francesco Di Carlo in merito alle sue dichiarazioni rese in un libro intervista scritto col giornalista Enrico Bellavia sulle confidenze fattegli dal boss Salvatore Riina durante un summit nel corso del quale si sarebbe deciso il sequestro e l'omicidio del giornalista Mauro De Mauro.

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