sabato 15 giugno 2013

Indagini, complotti e politica


In seguito alla diffusione del memoriale, la Caglio venne interrogata segretamente da Umberto Pompei, colonnello dei carabinieri, che ebbe con lei due incontri. Dal memoriale emergeva anche il nome del capo della polizia Tommaso Pavone, a cui Montagna e Piccioni si sarebbero rivolti in cerca di protezione.

Il 2 febbraio 1954 L'Avanti pubblicò una nota secondo cui il nome di Piccioni sarebbe stato fatto da Giorgio Tupini, in quel momento sottosegretario alla Presidenza del Consiglio e figlio del ministro Umberto Tupini, in una mossa a sfondo politico. Intanto, Piccioni padre fu confermato al ministero degli esteri del nuovo governo.

Nel frattempo Pompei aveva indagato sui personaggi coinvolti: il 10 marzo riferì in un rapporto, che Montagna era stato un agente dell'OVRA e un informatore dei nazisti, attività che avevano portato al suo arricchimento. La notizia, seppur poco pertinente con il caso, suscitò grande scalpore e contribuì alla fama di Silvano Muto. Lo stesso giorno, durante un'udienza in aula sull'argomento, i parlamentari comunisti protestarono urlando «Pavone, Pavone» a fronte delle richieste di fiducia nelle istituzioni avanzate da Scelba.

Il giorno successivo, Pavone si dimise dalla carica e il governo affidò al ministro Raffaele De Caro un'indagine sull'operato della polizia nella vicenda.

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