L'ipotesi scartata del suicidio e la chiusura del caso
Il corpo venne portato
presso l'Istituto di Medicina Legale di Roma, dove venne condotta l'autopsia: i
medici affermarono che la probabile causa della morte sarebbe stata una «...sincope dovuta ad
un pediluvio», concludendo che, con molta
probabilità, la sfortunata ragazza aveva approfittato della gita al mare per
mangiare un gelato (i cui resti furono rinvenuti nello stomaco) e fare un
pediluvio in acqua di mare per alleviare una fastidiosa irritazione ai talloni
di cui - a detta dei familiari - soffriva da qualche tempo. Per fare
ciò, la Montesi si sarebbe sfilata scarpe e calze e, molto probabilmente, anche
gonna e reggicalze, per poi immergersi in acqua, venendo tuttavia colta da un malore che il medico
legale ricollegò al fatto che la ragazza si trovasse nei giorni del ciclo mestruale. Una
volta scivolata in acqua priva di sensi, la Montesi sarebbe annegata.
La distanza tra Ostia
(il presumibile ultimo avvistamento della ragazza) e il punto del ritrovamento
venne giustificato sostenendo che fosse stato dovuto una complessa combinazione
di correnti marine. Dall'autopsia emerse che la ragazza era ancora illibata e
non aveva subito violenza (come evidenziato dal fatto che il volto era ancora
perfettamente truccato e lo smalto sulle unghie delle mani intatto); in seguito
tuttavia un altro medico, il professor Pellegrini, affermò che la presenza di
sabbia nelle parti intime della ragazza poteva essere spiegata solo come
conseguenza di un tentativo di violenza. Non vennero rinvenute tracce di
stupefacenti o di alcool nel suo corpo.
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