giovedì 13 giugno 2013

Ipotesi del serial killer solitario legato alla pista sarda


Una tesi seguita negli ultimi anni e profilata ad esempio da Mario Spezi nel libro Dolci colline di sangue del 2006, è quella secondo cui il mostro sarebbe un individuo legato al "clan dei sardi", già indagato marginalmente nelle vicende degli omicidi seriali. La tesi di Spezi muove dalla ricostruzione del primo omicidio del 1968 ritenendo che l'omicidio di Signa venne effettivamente commesso per ragioni sentimentali e d'onore da parte di soggetti legati alle famiglie Mele e Vinci, con la Beretta e le cartucce utilizzati successivamente dal mostro.

Tuttavia, il mostro sarebbe del tutto estraneo a tale vicenda essendosi appropriato solo successivamente della pistola e le munizioni per avviare, dal delitto del 1974, la catena seriale di omicidi. Secondo Spezi solo un componente delle famiglie coinvolte nel primo delitto del 1968 avrebbe potuto appropriarsi di pistola e cartucce, essendo del tutto improbabile una casuale cessione, da parte del detentore, di un'arma e di una scatola di cartucce già utilizzati in un omicidio (quello del 1968, e quindi potenzialmente a rischio per lo stesso venditore). Sarebbe secondo Spezi soprattutto da escludere una cessione volontaria a soggetti estranei a quell'ambiente familiare, come pure un casuale e contemporaneo rinvenimento da parte di terzi di pistola e cartucce.

Secondo il giornalista gli omicidi sono da attribuire ad una sola persona, un serial killer che avrebbe sempre agito da solo. Va sottolineato che il "Carlo" che, secondo lo Spezi e il giallista Douglas Preston, sarebbe il Mostro di Firenze, è un uomo nato nel 1959 che, all'epoca del primo delitto, aveva circa nove anni. Mario Spezi e Douglas Preston affermano che non hanno mai ritenuto "Carlo" responsabile del delitto del 1968 e che lo stesso "Carlo" fu arrestato una prima volta nell'ottobre 1983, un mese dopo l'omicidio dei due ragazzi tedeschi, e assolto per detenzione di armi. Finì di nuovo in carcere solo nel 1988, tre anni dopo l'ultimo omicidio del Mostro. Mario Spezi è stato arrestato nel 2006 con l'accusa di calunnia a fini di depistaggio delle indagini, proprio in conseguenza della sua propensione per la Pista Sarda, cosa che lo avrebbe portato, secondo la tesi accusatoria a creare false prove al fine di portare gli investigatori sulla strada da lui voluta. Il Tribunale per il Riesame di Perugia, su ricorso dello Spezi, ha annullato l'ordinanza di misura cautelare emessa dal GIP nei suoi confronti sotto il profilo dubitativo sui gravi indizi di colpevolezza sul dolo della calunnia e, sotto il profilo oggettivo, per altra ipotesi di calunnia. Per l'ipotesi della calunnia, il GUP Dr. Paolo Micheli, con sentenza 20 aprile 2010, ha dichiarato non luogo a procedere contro Spezi, con formula dubitativa sul dolo e solo il 20 febbraio 2012 il GUP ha depositato ben 934 pagine di motivazione della sentenza, un fatto assolutamente insolito per una sentenza di non luogo a procedere.. In data 22 marzo 2013, come si è visto, la sentenza del GUP Micheli è stata pressoché integralmente annullata dalla Corte di Cassazione.

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