giovedì 13 giugno 2013

9 settembre 1983 (venerdì): L'omicidio di Horst Wilhelm Meyer e Jens-Uwe Rüsch, Giogoli

Il 9 settembre 1983 a Giogoli di Scandicci, in un furgone fermo per la notte in uno spiazzo, vengono assassinati due turisti tedeschi, Jens-Uwe Rüsch e Horst Wilhelm Meyer, entrambi di 24 anni, studenti presso l'Università di Münster che al momento dell'aggressione si trovavano a bordo del loro furgone Volkswagen T1 con l'autoradio accesa. I ragazzi vengono raggiunti e uccisi da sette proiettili, sparati con una certa precisione attraverso la carrozzeria del furgone, di cui però saranno repertati solo 4 bossoli Winchester. Le indagini successive al delitto permetteranno di stabilire che i colpi sono stati sparati all'incirca da un'altezza di 1 metro e 30 centimetri da terra - il che fa supporre che l'assassino sia alto almeno 1 metro e 80 centimetri o anche di più. L'ipotesi dell'altezza del mostro superiore alla media non è però condivisa da tutti, in primis da Perugini e da altri inquirenti.
L'assassino fredda dapprima Meyer con tre colpi in rapidissima successione, mentre Rüsch tenta inutilmente la fuga ma viene colpito da quattro proiettili, di cui uno al cervello, e si accascia sul fondo dell'automezzo. Una volta uccisi i due giovani, l'assassino sale sul retro del furgone e accortosi che le vittime sono entrambe di sesso maschile, si dilegua senza compiere escissioni né usare armi bianche. Denaro e macchine fotografiche appartenuti alle vittime non vengono toccati né sembra mancare alcunché di valore. In questo caso, l'assassino fu probabilmente tratto in errore dai capelli lunghi e dalla corporatura esile di Rüsch, scambiato evidentemente per una donna. Nelle vicinanze del camper furono rinvenute alcune riviste "a contenuto probabilmente omosessuale" stracciate, ma non è mai stato appurato se appartenessero ai giovani, né se i due fossero effettivamente amanti oppure semplicemente amici.

La pista sarda

Si pensava quindi che il mostro, non potendo essere Stefano Mele, che era detenuto nel periodo in cui il mostro aveva continuato a colpire, né tantomeno Francesco Vinci, potesse invece essere un altro personaggio appartenente alla sua cerchia di frequentazioni e conoscenze. Furono pertanto indiziati ed inquisiti Giovanni Mele, fratello di Stefano, e Piero Mucciarini, cognato di Giovanni Mele. Sulla base di nuove rivelazioni di Stefano Mele, che in alcune deposizioni accusò il fratello ed il cognato di aver partecipato all'omicidio della moglie, e con l'aggravante di alcuni indizi materiali (tra cui un bisturi in possesso di Giovanni Mele), Piero Mucciarini e Giovanni Mele restano per otto mesi detenuti con l'accusa di essere gli autori dei duplici omicidi.
I due vengono scarcerati, ed escono dall'inchiesta, non essendoci a loro carico indizi tanto gravi da giustificarne il rinvio a giudizio, ed essendo i due detenuti nel periodo in cui fu commesso l'omicidio di Claudio Stefanacci e Pia Rontini.Per un certo periodo venne indagato per gli omicidi anche Salvatore Vinci, fratello di Francesco. Stefano Mele morì nel 1995 per una crisi cardiaca a seguito di un intervento chirurgico, mentre risiedeva in uno ospizio per ex detenuti a Ronco all'Adige, presso Verona.

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